GYSIN & VANETTI

«Colori in movimento», pannello per la segnalazione degli orari nelle stazioni ferroviarie, targhette serigrafate, 2006. Progetto di intervento artistico per il nuovo Palazzo amministrativo cantonale a Locarno.

«Colori in movimento», pannello per la segnalazione degli orari nelle stazioni ferroviarie, targhette serigrafate, 2006. Progetto di intervento artistico per il nuovo Palazzo amministrativo cantonale a Locarno.

Fokus

Un atteggiamento abbastanza diffuso in Ticino è quello di ritenere che tutto ciò che viene fatto nel nostro cantone, soprattutto a livello istituzionale, sia sempre e comunque insufficiente, e, per converso, che tutto ciò che viene proposto al di fuori dei confini regionali sia quasi sempre meritevole di un'acritica ammirazione. L'effetto di questo atteggiamento provinciale è, purtroppo, quello di adombrare e svilire i notevoli passi avanti che sono stati compiuti negli ultimi tempi nell?ambito della promozione dell'arte contemporanea in Ticino.

GYSIN & VANETTI

Un esempio evidente di questa rinnovata attenzione nei confronti del contemporaneo è costituito dal fatto che recentemente il Cantone ha ripreso a indire concorsi - fino a qualche anno fa sporadici se non del tutto inesistenti - per la realizzazione di interventi artistici nell´ambito dell´edilizia pubblica. Ed è ancora più significativo che ad aggiudicarsi questi concorsi siano stati finora artisti che appartengono alle ultime generazioni. Dopo il concorso per la Biblioteca cantonale di Lugano, vinto da Davide Cascio nel 2004, lo scorso settembre sono stati infatti Andreas Gysin e Sidi Vanetti ad aggiudicarsi quello per l´arredo artistico del nuovo Palazzo amministrativo a Locarno, con il progetto «Colori in movimento», nel quale i tabelloni informativi che si trovano nelle stazioni sono utilizzati per creare composizioni astratte cangianti. Abbiamo colto quest´occasione per parlare del loro lavoro con questi due giovani artisti che si erano già segnalati nell´ambito di un altro concorso di «Kunst am Bau»: quello per l´aeroporto internazionale di Ginevra (2004), dove il loro progetto «Montre-Ciel» era stato selezionato per la fase finale.

Elio Schenini: Immagino che la possibilità di realizzare un progetto di «Kunst am Bau» come questo sia molto gratificante per voi, visto che i vostri lavori sono spesso costituiti da interventi che si sovrappongono allo spazio architettonico?

Gysin & Vanetti: Più che gratificante è stimolante progettare in situazioni sempre diverse. Ogni lavoro si differenzia dagli altri perché nasce dalle costrizioni, dai limiti e dalle particolarità del contesto designato. Ogni spazio pubblico ha un contesto e una funzione specifica. Nel caso di Ginevra, l´idea di intervenire in un luogo di transito come quello di un aeroporto ci ha portato a progettare un´installazione (mai realizzata) con 24 televisori, ognuno dei quali è collegato con una videocamera che filma il cielo di una nazione che si trova in un diverso fuso orario.
Per il Centre culturel et sportif di Romont abbiamo sfruttato la sua particolarità architettonica, ovvero il doppio strato delle 4 facciate di questo edificio interamente in vetro e rivestito da pannelli in pvc-opaco. Il progetto prevedeva di serigrafare dei motivi geometrici sul vetro e sul pvc per ottenere un effetto moiré su tutta la facciata. Camminando all´interno dell´edificio lo spettatore poteva così assistere alle interferenze prodotte da queste sovrapposizioni.
Il concorso di Locarno ci ha dato invece l´occasione per realizzare un progetto dagli alti costi di produzione che avevamo nel cassetto.

ES: I vostri interventi nascono e si inseriscono spesso nell´ambito di contesti estranei ai luoghi deputati all´arte. Anche se questa può essere a volte semplicemente una scelta obbligata, sembra però di cogliere in questo vostro atteggiamento una sorta di indifferenza verso un approccio aprioristico alla categoria dell´«artistico».

G&V: Non siamo indifferenti ai luoghi deputati all´arte, ma ci interessano anche gli altri luoghi che offrono situazioni particolari e diversificate. Con interventi minimi e mirati otteniamo il massimo risultato perché sfruttiamo quello che la situazione già offre, amplificandolo. Un lavoro che più di altri lo dimostra è «Piscina», realizzato nella corte dello spazio culturale La Rada di Locarno, dove abbiamo creato una «scultura» grande come tutto il cortile interno utilizzando unicamente una scala per piscine e 2 paia di ciabatte. Di questi contesti estranei ai luoghi dell´arte ci intriga anche la possibilità di avere un contatto con un altro tipo di pubblico, più eterogeneo e meno attento.

ES: Come si pone la vostra ricerca rispetto alla storia dell´arte? Vi sono movimenti, situazioni o artisti ai quali fate riferimento?

G&V: Facciamo riferimento alla storia dell´arte e anche al mondo del design, alla musica, al cinema sperimentale e al mondo del giardinaggio.

ES: Un altro aspetto è la totale assenza di riferimenti diretti alla realtà politica e sociale del nostro tempo, che pure è così ricca di spunti. Perché questa scelta?

G&V: Non vogliamo integrare messaggi politici nei nostri lavori, preferiamo fare un discorso più ampio, parlando semplicemente della realtà quotidiana che ci circonda.

ES: Spesso i vostri lavori vengono criticati per la loro leggerezza, per il loro esaurirsi nella precisione formale e nella padronanza tecnica di un semplice meccanismo ludico. Quali sono le vostre reazioni di fronte a queste critiche?

G&V: I nostri lavori hanno più livelli di lettura. Il primo livello si basa sui principi della percezione ed è quello che colpisce immediatamente gli spettatori. Gli altri livelli, più poetici e concettuali, rimandano ad altro, all´assurdo della vita che cerchiamo di cogliere con atteggiamento ironico. Duchamp, Man Ray, Manzoni, lo spirito poetico di Fischli & Weiss e Roman Signer e anche il lavoro di Bruno Munari dimostrano che l´aspetto ludico non è necessariamente sinonimo di superficialità, ma può essere integrato nel lavoro con intelligenza. Leggerezza, precisione formale, padronanza tecnica, semplicità, giocosità: per noi, come nel pensiero giapponese, sono delle qualità.

Elio Schenini é critico d´arte e curatore presso il Museo Cantonale d´Arte di Lugano, elio.schenini@ti.ch

Autor/innen
Elio Schenini

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