Andrea Marioni — Un’alternativa Lumpen

In Progetto 6000, The plague trilogy, chapter 2: poetry, Cabaret Voltaire, Zurigo, 2018. Foto: courtesy of Cabaret Voltaire

In Progetto 6000, The plague trilogy, chapter 2: poetry, Cabaret Voltaire, Zurigo, 2018. Foto: courtesy of Cabaret Voltaire

Fokus

Quest’estate è stata attivata, nell’ambito del programma annuale ‹Contra Mundum› di Espace Libre a Bienne, Lumpen Station, una web radio progettata dall’artista Andrea Marioni. Questa piattaforma si collega idealmente alle esperienze delle radio libere degli anni settanta. 

Andrea Marioni — Un’alternativa Lumpen

Il libro ‹Bologna marzo 1977… fatti nostri …› tratta dei fatti successi durante l’uccisione di Francesco Lorusso e lo sgombero di Radio Alice, forse la più famosa delle radio libere in Italia. Già nella prima pagina dell'introduzione, gli autori rivendicano il diritto di scrivere e raccontare la propria storia. Fare riferimento alla storia e al medium ­radio libera nella contemporaneità vuol dire rivendicare il diritto alla propria narrazione e alla propria voce. In questo caso la voce è quella del subproletariato artistico e universitario. Il programma annuale proposto da Espace Libre si chiama infatti ‹Contra Mundum› con una serie di incontri dal titolo ‹Lumpen Universität› e un progetto che comprende l’attivazione di una web radio dal nome ‹Lumpen Station›. Andrea Marioni, che dal 2012 lavora con il medium radio, concepisce la ­dimensione sonora come uno spazio espositivo immateriale, ancora relativamente libero da una serie di vincoli e canoni estetici. È interessante notare come l’intera produzione dell’artista sembra voler rifuggire da una dimensione visiva che si presenta sempre e comunque come un compromesso comunicativo. Il lumpenproletariat, il subproletariato di Karl Marx, diventa qualcosa che si ­muove nel sotterraneo e che fa della propria natura subalterna una poetica ­dello scarto – ­come i ‹Beautiful Losers› che, partendo del romanzo di Leonard Cohen, hanno abitato la cinematografia statunitense degli anni settanta. Non è un caso quindi il riferimento al 1977 e al movimento dell’operaismo italiano, che non rivendicava semplicemente più diritti ma un cambiamento sociale radicale che andasse a scardinare la centralità del lavoro. Fare arte vuol dire semplicemente produrre qualcosa oppure è uno ­strumento che va a scardinare quel meccanismo di dipendenza dal lavoro e dal consumo? All’entrata della facoltà di arti visive del DAMS di Bologna, qualcuno aveva scritto una ­frase tratta dalla canzone ‹Morire› dei CCCP: «Produci, Consuma, Crepa.» Per quanto anacronistica possa sembrare, dovremmo decidere se le nostre rivendicazioni come ­lavoratori creativi siano parte integrante di questo dispositivo. Non è un caso che l’album sia intitolato ‹Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi› e che la strofa successiva dica «Sbattiti, fatti, crepa», un’iperbole della strofa precedente ma che potrebbe anche essere uno spiraglio di speranza: diventa crepa, occupa gli spazi inosservati, colonizza gli interstizi e sii l’inizio del punto di rottura.

Regaida Comensoli, storica dell’arte e curatrice indipendente. regaida.comensoli@gmail.com

Institutionen Land Ort
Espace libre Schweiz Biel/Bienne
Autor/innen
Regaida Comensoli
Künstler/innen
Andrea Marioni

Werbung