Andrea Marioni — Un’alternativa Lumpen
Quest’estate è stata attivata, nell’ambito del programma annuale ‹Contra Mundum› di Espace Libre a Bienne, Lumpen Station, una web radio progettata dall’artista Andrea Marioni. Questa piattaforma si collega idealmente alle esperienze delle radio libere degli anni settanta.
Andrea Marioni — Un’alternativa Lumpen
Il libro ‹Bologna marzo 1977… fatti nostri …› tratta dei fatti successi durante l’uccisione di Francesco Lorusso e lo sgombero di Radio Alice, forse la più famosa delle radio libere in Italia. Già nella prima pagina dell'introduzione, gli autori rivendicano il diritto di scrivere e raccontare la propria storia. Fare riferimento alla storia e al medium radio libera nella contemporaneità vuol dire rivendicare il diritto alla propria narrazione e alla propria voce. In questo caso la voce è quella del subproletariato artistico e universitario. Il programma annuale proposto da Espace Libre si chiama infatti ‹Contra Mundum› con una serie di incontri dal titolo ‹Lumpen Universität› e un progetto che comprende l’attivazione di una web radio dal nome ‹Lumpen Station›. Andrea Marioni, che dal 2012 lavora con il medium radio, concepisce la dimensione sonora come uno spazio espositivo immateriale, ancora relativamente libero da una serie di vincoli e canoni estetici. È interessante notare come l’intera produzione dell’artista sembra voler rifuggire da una dimensione visiva che si presenta sempre e comunque come un compromesso comunicativo. Il lumpenproletariat, il subproletariato di Karl Marx, diventa qualcosa che si muove nel sotterraneo e che fa della propria natura subalterna una poetica dello scarto – come i ‹Beautiful Losers› che, partendo del romanzo di Leonard Cohen, hanno abitato la cinematografia statunitense degli anni settanta. Non è un caso quindi il riferimento al 1977 e al movimento dell’operaismo italiano, che non rivendicava semplicemente più diritti ma un cambiamento sociale radicale che andasse a scardinare la centralità del lavoro. Fare arte vuol dire semplicemente produrre qualcosa oppure è uno strumento che va a scardinare quel meccanismo di dipendenza dal lavoro e dal consumo? All’entrata della facoltà di arti visive del DAMS di Bologna, qualcuno aveva scritto una frase tratta dalla canzone ‹Morire› dei CCCP: «Produci, Consuma, Crepa.» Per quanto anacronistica possa sembrare, dovremmo decidere se le nostre rivendicazioni come lavoratori creativi siano parte integrante di questo dispositivo. Non è un caso che l’album sia intitolato ‹Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi› e che la strofa successiva dica «Sbattiti, fatti, crepa», un’iperbole della strofa precedente ma che potrebbe anche essere uno spiraglio di speranza: diventa crepa, occupa gli spazi inosservati, colonizza gli interstizi e sii l’inizio del punto di rottura.
Regaida Comensoli, storica dell’arte e curatrice indipendente. regaida.comensoli@gmail.com
Institutionen | Land | Ort |
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Espace libre | Schweiz | Biel/Bienne |
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