Marie Matusz — Labirinti di filastroccate

La chute est un discours, 2022

La chute est un discours, 2022

Fokus

‹Fall› vuol dire caduta, cadere, ma anche autunno, e a settembre l’Istituto Svizzero di Milano accoglie una mostra personale di ­Marie Matusz, in cui l’artista presenta una nuova serie di opere basate su una particolare raccolta di poesie, le ‹mirlitonnades› di Samuel Beckett.

Marie Matusz — Labirinti di filastroccate

Tra il 1976 e il 1978, Samuel Beckett scrive 37 brevissime poesie che chiama ‹mirlitonnades›, letteralmente «poesie da quattro soldi» – il «mirliton» in francese significa zufolo, e i «vers de mirliton» sono dette poesie che non valgono un piffero. Queste «filastroccate», scritte su supporti di fortuna come sottobicchieri, pacchetti di sigarette, l’etichetta di una bottiglia di gin o fogli di bloc-notes, sono ibridi assurdi, incroci tra simil-haiku di humor nero e epitaffi filosofici. Queste rime apparentemente banali si situano all’origine della ricerca per l’installazione ‹Fall› di Marie Matusz presentata all’Istituto Svizzero di Milano.
Classe 1994, l’artista francese basata tra Berlino e Basilea è affascinata dalle diverse concezioni e espressioni di linguaggio. Nella sua pratica artistica dà origine a installazioni di sculture minimalistiche, opere sonore, film e testi, in un approccio basato sulla ricerca approfondita nella relazione tra significato, simbolo e segno. Nascono così creazioni che vogliono tenere chi le guarda in un universo sospeso, una bolla a-temporale in cui ci si concentra unicamente sul segno e sulla sua attivazione nel momento presente. Matusz si dedica anche alla ri-attivazione di materiali d’archivio storici che, esplorati minuziosamente, vengono presentati al pubblico sotto nuova luce. In questo contesto, la figura di Beckett e le sue filastroccate assumono un ruolo di grande interesse per l’artista.
La forza espressiva e l’assurdità di questi versi brevi diventano quindi lo spunto che Matusz esplora nel pieno delle loro potenzialità: il ritmo, la ripetizione e la composizione, tutti elementi fondamentali del teatro beckettiano, si trovano in queste rime e nell’opera presentata all’Istituto Svizzero. L’artista mette particolarmente l’accento anche sulla distorsione, soffermandosi proprio sull’aspetto formale dello zufolo, lo strumento a fiato che distorce la voce umana e che veniva usato nell’imitazione del canto degli uccelli.
Ci si ritrova dunque in un groviglio di riferimenti che si materializza nella sala espositiva in un vero e proprio labirinto di plexiglas semi-trasparente nei cui meandri si celano oggetti e sculture dalle forme indefinibili. Perdendoci in questa struttura, ci possiamo soffermare tra il nostro riflesso e quello dei corpi intorno a noi: un gioco di maschere e sovrapposizioni che ci porta a riflettere sulla vacuità e sulla caducità di quello che chiamiamo «reale».

Elisa Rusca, storica dell’arte, è conservatrice al Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-­Rouge di Ginevra. elisa.rusca@gmail.com
 

Jusqu'à 
19.11.2022
expositions/newsticker Date Type Ville Pays
Marie Matusz 16.09.2022 - 19.11.2022 exposition Milano
Italien
IT
Artiste(s)
Marie Matusz
Auteur(s)
Elisa Rusca

Publicité