L'Albergo delle Piante - Il giardino più bello di Roma

Mimmo Rubino e Angelo Sabatiello · L'Albergo delle Piante, 2015 - in progress, in collaborazione con Cag Centro di Aggregazione Giovanile e Comunità di Convivenza Corviale

Mimmo Rubino e Angelo Sabatiello · L'Albergo delle Piante, 2015 - in progress, in collaborazione con Cag Centro di Aggregazione Giovanile e Comunità di Convivenza Corviale

Fokus

Gli artisti Mimmo Rubino e Angelo Sabatiello sono i due «giardinieri visionari» che da qualche mese, insieme agli abitanti del Corviale, curano le piante di un vivaio a cielo aperto nel cemento della periferia capitolina. Una conversazione con Mimmo, alla scoperta del giardino più bello di Roma.

L'Albergo delle Piante - Il giardino più bello di Roma

Pedicino: Mimmo, partiamo dal Corviale. Come lo racconteresti a chi non lo conosce?

Rubino: Il Corviale è un palazzo alto nove piani e lungo un km alla periferia sud ovest di Roma, modello razionale di edilizia popolare progettato da Mario Fiorentini negli anni '70. Il sogno idealista e forse troppo ambizioso dell'alveare ordinato in cui tutti trovano il proprio spazio vitale si è scontrato da subito con occupazioni disordinate e illegali, malaffare, scarsità di mezzi pubblici, il tutto nella totale assenza di autorità culturali in una comunità di 10'000 persone.

Pedicino: Le piante sono state trasportate, accolte, curate da tutti. Alcune sono morte o sono state rubate. Cosa svelano le piante della nostra società?

Rubino: La questione all'inizio è stata: è possibile fare un vivaio autogestito, autofinanziato, dal basso? È possibile che diventi il giardino più bello di Roma? Con queste domande ci siamo vincolati a lavorare ad alto rischio fallimento, provando a trasformare in vantaggi gli svantaggi. Lavorando in una zona in cui di interventi fisici e architettonici ce ne erano già stati troppi, ci siamo detti che noi non dovevamo costruire nulla se non relazioni, idee, sentimenti, ricordi, immagini in cui identificarsi. Non chiedere soldi alle amministrazioni è stato funzionale all'accettazione del nostro progetto da parte della comunità: da queste parti le istituzioni puzzano.

Pedicino: Avrebbe senso realizzarlo altrove, farne un progetto «riproducibile», senza il suo particolare contesto sociale? Come te lo immagineresti a Zurigo?

Rubino: Esportare un seme in linea di massima credo sia cosa buona. Zurigo è una città che frequento spesso. Ecco, quello che a Zurigo è un quartiere popolare, a Roma sarebbe un buon quartiere residenziale. Ma magari potrebbe essere interessante far leva sulle tante solitudini sofferenti che pure vedo.

Pedicino: Dopo quasi un anno, anche Google Maps dirotta sulla Cavea del Corviale se si digita l'Albergo delle Piante. Cosa resterà tra un anno delle piante?

Rubino: Il fatto di aver influito sulla nomenclatura del luogo è forse una delle cose di cui ci vantiamo di più. Ma non basta un pallino su Google, e la verità è che l'ecosistema non è stabile e autosufficiente. Ad oggi siamo nella «fase di svezzamento», non ci occupiamo più fisicamente noi delle piante, ma la comunità. Inutile nascondere che siamo in un momento delicato. Se le piante non resteranno, mancheranno a tutti. Di chi sarà la responsabilità? Certo, nostra! Almeno il merito della colpa lo vogliamo, non provate a rubarcelo!
Lisa Pedicino, storica dell'arte e giornalista, collaboratrice di Pro Helvetia. lisapedicino@gmail.com

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