Datenströme sind sein Material. Daraus komponiert er minimalistische elektronische Musik, inszeniert immersive Klanginstallationen. Ryoji Ikeda reagiert auf Räume, verleiht ihnen Klang, tourt durch die Welt und will doch hinter seinen Werken verschwinden. So auch im HeK/Haus der elektronischen Künste Basel.
Ryoji Ikeda, test pattern (live set), audiovisuelle Performance, 2008, Computergrafik, Programmierung: Tomonaga Tokuyama. Foto: Liz Hingley
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